La Battaglia di Benevento

La Battaglia di Benevento

Benevento per Manfredi non fu città magica, ma tragica. Eppure una leggenda lo vede entrare 755 anni fa da una porta, detta poi del mal consiglio e ricevere da un folletto assicurazioni sull’esito favorevole circa l’imminente scontro con Carlo d’Angiò. Lo storico dell’arte Wilhelm R. Valentiner, grazie al suo occhio finissimo, individuò in Manfredi il Cavaliere collocato in un’arcata del Duomo di Benevento, sul cui sagrato c’è chi giura di aver visto apparire un cavallo bianco azzoppato…

Gli studiosi si dividono circa l’individuazione del sito in cui avvenne lo scontro del 26 febbraio 1266, che per Alfredo Zazo, grazie alla composizione degli eserciti formata in buona parte da cavalleria potè spostarsi agevolmente lungo una direttrice di circa sette chilometri. In passato, presso il vallone Malecagna e verso S. Marciano, sono stati rinvenuti scheletri con armature e corazze, sveve ed angioine. Nel 1895 veniva comunicato ufficialmente il ritrovamento di tre scheletri, di cui uno con l’armatura completa, nello scavo della trincea sulla ferrovia Benevento-Avellino, verso la stazione di Benevento. I reperti – chi li ha visti? – furono consegnati, incompleti, al Municipio!

La battaglia di Benevento, miniatura della Nuova Cronica di Giovanni Villani

Litigi insorgono anche riguardo al luogo del primo seppellimento del re svevo. Per il Meomartini non par dubbio che il cadavere di Manfredi sia stato seppellito presso il ponte Maorella, il cui nome rimanderebbe alla grave mora dantesca, al cumulo di pietre che ricoprì l’Ammazzato alla Maorella, diventato per Orazio A. Bologna il Mazzamauréllo della leggenda popolare.

Intanto, è ancora in corso la ricerca del fiume Verde, nel quale, stando alle indicazioni contenute nel terzo canto del Purgatorio dantesco, trovò un sepolcro definitivo il corpo di Manfredi. Recentemente il Bologna lo ha individuato nell’ultimo tratto del fiume Tammaro, mentre lo scrivente lo ha identificato col fiume-torrente Verde, così descritto da G. B. Rampoldi nella sua Corografia dell’Italia del 1833: Scende precipitoso…nel cantone di Campobasso, scorre per 15 miglia da libeccio a greco e dopo aver ricevuto alcuni altri torrenti, gettasi nel Fortore, alla riva sinistra. 

Ricordava Zigarelli, nel 1834, che a Montevergine re Manfredi costruì una cappella dedicata alla Croce e destinata a sua ultima dimora, allogandovi un sepolcro rinvenuto tra i ruderi del distrutto tempio di Cibele, in cui mai hanno trovato riposo i resti di un re bello, biondo e di gentile aspetto.

a cura di Rito Martignetti, presidente Isidea