La festa di Sant’Antonio Abate a Benevento

La festa di Sant’Antonio Abate a Benevento

La devozione a Sant’Antonio Abate, a Benevento, risale a tempi medievali. Il santo era vissuto nel IV secolo nei deserti egiziani, conducendo vita da eremita. Considerato il fondatore del monachesimo occidentale, il suo culto ha avuto una enorme diffusione in Europa, da tempi molto antichi. A Benevento gli fu dedicata una confraternita, ancora esistente. Nel XVIII secolo, questa confraternita costruì una cappella adiacente alla chiesa di Sant’Agostino, nei pressi di piazza Piano di Corte, poi caduta in disuso ma ancora in piedi. Probabilmente per questa cappella, alla fine del Settecento, lo scultore Gennaro Cerasuolo realizzò una statua rappresentante il santo. La statua è stata in seguito trasportata nella chiesa di San Domenico, a piazza Guerrazzi e qui si è trasferita anche la tradizionale festa che si svolge il 17 gennaio.

Statua di Sant’Antonio a Benevento, Chiesa di San Domenico

Nel giorno di Sant’Antonio viene celebrata la benedizione degli animali, visto che ne è il protettore. Ancora fino a qualche anno fa, qualche esemplare degli animali d’allevamento, veniva portato sul sagrato della chiesa per ricevere la benedizione. In particolare l’animale che si collega all’iconografia del santo è il maiale, ed era sempre presente nella festa dedicata a sant’Antonio Abate. In un passato non molto lontano, la città aveva un’economia esclusivamente agricola, per cui la festa era lo specchio, anche simbolico, di un mondo basato anche sul valore sacrale del mondo animale. E di sicuro l’affluenza di contadini e animali, alla chiesa di San Domenico, doveva essere così imponente, da essere un autentico spettacolo.

Animali benedetti a Piazza Guerrazzi a Benevento

La festa di Sant’Antonio segna anche l’inizio del carnevale. Uno degli aspetti più caratteristici e coinvolgenti era l’accensione dei falò che illuminavano la notte. Popolarmente era chiamata la “vampa di Sant’Antuono”. Secondo alcuni storici, la tradizione, non solo sannita, nasceva dal fatto che il santo era invocato per la cura dell’herpes zoster, malattia nota anche come il “fuoco di Sant’Antonio”. Ma in realtà l’accensione dei falò non era esclusiva di questa ricorrenza. In più occasioni, anche d’estate, le colline intorno alla città offrivano lo spettacolo di questi falò che punteggiavano la notte, creando un magico scenario il cui fascino si è oggi completamente perso, visto che norme e ordinanze vietano oggi di accendere fuochi, anche nel giorno più dedicato di tutti, quello di Sant’Antonio Abate.

a cura di Francesco Morante, presidente Archeoclub Benevento