π·ππ ππ ππππππππππ πππ π ππππ πΈπππππππ π΄ππππππ πππππ ππππππππππ, πππ π¨ππππ π»ππ, π πΊππππππ, πππ πππ πβπππππππΜ, π»π ππππππππππ: ππππππππ πππ πππππ π ππππ ππππππ πππππππππΜ.
9 Marzo 320 d.C. Sebaste, cittΓ della Cappadocia, di fronte al regno dβArmenia, centro importante ai confini dellβimpero. Qui era stanziata quella legione dellβesercito romano denominata πΏππππ ππΌπΌ, ribattezzata dall’imperatore Marco Aurelio ππ’ππππππ‘π, portatrice del fulmine. Quaranta soldati, uomini giovani ma anche esperti e valorosi guerrieri, che ostentavano senza alcun timore reverenziale la loro appartenenza a Dio, rifiutandosi di fare sacrifici agli dei. Quaranta soldati di Cristo, originari di luoghi diversi, ma uniti nella fede e nella caritΓ , che accettarono di morire volontariamente per vivere in eterno. Comincia cosΓ¬ la devozione verso questi Quaranta Martiri, che si diffonderΓ in molti luoghi in oriente e in occidente, dove verranno innalzate chiese e cappelle. Anche nei secoli a venire. Infatti, nel 763 d.C. il gastaldo Gualtari, per volere del principe longobardo Arechi II, trasportΓ² a Benevento le reliquie di SantβEliano, uno dei Quaranta e le fece deporre in una chiesa da lui costruita in suo onore, denominata Parrocchia di SantβEliano, sopra l’odierno complesso archeologico detto dei Santi Quaranta.
Nel tropario bizantino del 9 Marzo, il giorno della festa, si legge: π·ππ ππ ππππππππππ πππ π ππππ πΈπππππππ π΄ππππππ πππππ ππππππππππ, πππ π¨ππππ π»ππ, π πΊππππππ, πππ πππ πβπππππππΜ, π»π ππππππππππ: ππππππππ πππ πππππ π ππππ ππππππ πππππππππΜ.